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ANSIE PRESENTI E PROSPETTIVE FUTURE: LA VOCE DEGLI STUDENTI

Quello che stiamo vivendo è senza dubbio un periodo complicato e drammatico, senza precedenti. In tutto il mondo si è costretti a restare chiusi in casa ascoltando al telegiornale notizie di morte e di povertà. Il restare chiusi in casa non è certo uno sforzo disumano, specialmente se confrontato con quello delle persone che stanno continuando lavorare per tenere in vita le persone e il proprio paese: medici, infermieri, magazzinieri, corrieri, cassieri dei supermercati, politici.

Tuttavia più passa il tempo e più ci si accorge di quanto sia importante quel rimanere a casa e di quanto, nel suo piccolo, sia complicato. Molti sono in casa con le loro famiglie, che possono essere composte da figli di varie età, dai genitori e anche dai nonni. Dopo i primi tempi di reclusione queste persone hanno dovuto affrontare i loro limiti e quelli dei loro parenti, le loro differenze e le loro divergenze facendo uno sforzo di pazienza, di umiltà, di elasticità e di cooperazione. Ma questa forse è una delle situazioni più agevoli, infatti alcuni devono affrontare l’isolamento in solitudine convivendo unicamente con se stessi e si trovano, perciò, a lavorare sul loro modo di essere, di pensare e di agire, sono costretti a trovare la via per essere in pace con loro stessi.

Ci sono anche le famiglie che si stavano sciogliendo prima dell’arrivo del virus e che ora sono obbligate a continuare a convivere o quelle che invece rischiano di sgretolarsi proprio perché non abituate a passare così tanto tempo insieme e in uno spazio così ristretto, senza alcun tipo di ricambio di ambiente o di compagnia. In questi ultimi due casi però, la quarantena potrebbe portare alla fine ad un riappacificarsi attraverso l’accettazione dei limiti dell’altro. 

Per il futuro è molto difficile fare previsioni sotto qualsiasi aspetto, ma sicuramente la generazione dei bambini e dei ragazzi sarà profondamente segnata da quello che sta vivendo, il modo di vedere molte cose cambierà: si impareranno ad apprezzare aspetti della vita che prima si davano per scontati o addirittura quelli che si ritenevano noiosi e faticosi, ci si troverà più coscienti dei propri desideri e delle proprie passioni, di ciò di cui non si può fare a meno.

Economicamente sarà difficile ripartire, molti hanno perso il lavoro o lo perderanno, tuttavia potrebbe verificarsi una situazione simile al dopoguerra, una rinascita che potrebbe portare ad una condizione addirittura migliore di quella che avevamo lasciato prima del virus. Ognuno sta vivendo delle difficoltà, dei momenti di profonda tristezza e profondo dolore, tutti in misura diversa, ma stiamo dimostrando che questo non ci sta togliendo la speranza e la solidarietà tra di noi e che per quanto potrà essere dura ci rialzeremo insieme più uniti, più consapevoli e più forti.


Leone De Angelis


Si è fermato il tempo, incredibile ma vero. Eppure è successo, nel 2020. I nostri ritmi vitali sono stati spazzati via come cenere in questi 2 mesi, a favore di una ormai sepolta e immemore vitalità. Non è stato nient’altro che un passo nel vuoto, eppure abbiamo avuto paura di compierlo questo passo, abbiamo avuto paura di vivere nel presente e ci siamo ricordati forse, per la prima volta, di quanto sia importante la memoria e di quanto lo sia altrettanto, l ’essere proiettati verso il futuro. Ma non c’è futuro senza memoria e non c’è presente senza entrambi. Abbiamo incontrato il male di vivere, avrebbe detto qualcuno più savio di me.

Cosa mi ha fatto capire questa quarantena? Tante, troppe cose. Sono giunto alla conclusione che lo Stato debba necessariamente intervenire nel pubblico e nel privato, garantendo i servizi a tutti quelli che sono i bisogni della collettività. In questo momento di emergenza dobbiamo essere aiutati dallo Stato che deve essere garante della nostra salute e del nostro benessere, e più in generale, questo deve accadere sempre.

In altre parole, ho trovato messe in pratica molte delle teorie di grandi pensatori come Locke, Kant, Montesquieu, a dispetto del fatto che si critica la filosofia per essere sempre troppo astrusa.

Ho capito che di fronte alla vita e alla morte, siamo tutti uguali, basta con le critiche verso il prossimo, sembra di vivere nella società dei potenti che dicono ai penultimi, che gli ultimi sono dei farabutti, così da assegnare loro le colpe per qualsiasi evento. Basta disseminare odio, siamo tutti Fratelli.

Ho appreso che vivere nelle nostre “prigioni senza confini” mi ha insegnato a saper esistere in altre epoche, in altri luoghi. Ho riscoperto l’importanza della lettura e del dialogo, sempre meno diffusi nella società odierna. Sono stato vittima in questa quarantena, tra il divario che spesso è presente tra le Carte scritte e la pratica, con l’esempio Europeo.

Nel 2020 il senso di Europa non sembra sempre essere così solido, né dal punto di vista politico, né dal punto di vista sociale. L’uomo è un animale sociale, sì, ma l’animale sociale più egoista che io conosca, come in tutte le cose, nei momenti critici, i difetti vengono alla luce.

E infine ho deciso che vivrò la mia vita un battito di ciglia alla volta, che lotterò come posso, con impegno per un senso di giustizia sociale che manca, che mai più trascurerò la memoria e il passato e soprattutto che vivrò una vita a fianco della Natura e mai al di sopra di essa, perché in un modo o nell’altro capiremo tutti prima o poi, con le buone e con le cattive, che la possibilità di “scegliere” è stato il dono più alto che c’è stato offerto ma che farlo male e abusarne è il peggiore dei mali a cui possiamo tendere.


Come usciremo da questa esperienza?
Non lo so, ma sicuramente più vicini a Dio.

Niccolò Agugiaro

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